La violenza giovanile è un tema delicatissimo. Secondo indagini ISTAT sui comportamenti offensivi e violenti tra ragazzi di 11/17 anni, più del 50% è stata vittima di episodi offensivi, violenti e irrispettosi da parte dei coetanei.

Oggi avvertiamo la necessità di assumere un ruolo definito e chiaro tanto nella comprensione del fenomeno del bullismo quanto nella necessità impellente del dover organizzare misure preventive e rieducative tese a coinvolgere non solo i nostri giovani ma l’intera comunità, chiamata ad offrire oggi le migliori opportunità di crescita alle nuove generazioni.

Va fatta anche un’analisi volta ad analizzare il crescente fenomeno della violenza quale realtà non innata ma condizionata da una serie di variabili che assumono valore predittivo e prognostico nella crescita e nello sviluppo di ogni singolo individuo.

Una realtà che vede l’interazione significativa di tre grandi pilastri, la famiglia, la scuola e le istituzioni le cui caratteristiche possono condizionare il ruolo della vittima e incidere sulla formazione del “bullo”, visto nella sua duplice veste di carnefice – vittima.

Il nostro impegno, oltre che dal punto di vista legislativo va nella direzione di prevenire, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.

Ne abbiamo parlato durante il convegno di oggi a Palazzo Giustiniani, insieme a professionisti e specialisti che hanno affrontato i temi attraverso un approccio psico-analitico e una particolare attenzione rivolta alle conseguenze legali e agli effetti sociali che i comportamenti disfunzionali e aggressivi producono.

Clicca qui per ascoltare le mie considerazioni dopo la conferenza.

Di marcosilvestroni

Senatore della Repubblica - Segretario di Presidenza

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